Oggi ritorniamo a parlare della emergenza stigmatizzando un atteggiamento molto diffuso in questo periodo, non solo tra gli imprenditori.
Cerco di far emergere cosa non va bene in questo atteggiamento e, soprattutto, cosa puoi fare in qualità di imprenditore per fare in modo che le cose vadano “davvero” bene.
Il titolo di questo post trae spunto da un’espressione diffusissima nel corso di questa emergenza: “andrà tutto bene”.
Alcuni utilizzano questa frase come incoraggiamento, altri come augurio o come messaggio di buon auspicio.
A prescindere da quali siano le intenzioni, c’è un tranello che si annida dietro questa frase ed è ciò di cui intendo parlarti in questo articolo.
Prima, però, ti racconto un breve aneddoto.
Qualche giorno fa sono stato ospite di una Pagina Facebook, Biz&Coffee, per una diretta nella quale, partendo dal mio libro “UP! Porta il tuo business al livello successivo”, Domenico e Marco mi hanno fatto alcune domande sul business (se non l’hai vista, puoi recuperarla QUI: è stata una chiaccherata molto piacevole con spunti davvero interessanti).
Il discorso è presto scivolato sull’emergenza Coronavirus e ho notato come, uno degli intervistatori, Domenico, fosse particolarmente reticente all’utilizzo della parola “crisi” per definire il periodo che stiamo vivendo. Ho percepito come se, in qualche maniera, il fatto di NON utilizzare questo termine potesse migliorare la situazione.
L’ho detto in quell’occasione e lo ribadisco in questo articolo: questo tipo di “ottimismo” può essere un grave errore in periodi di emergenza come questo. In alcuni casi può rivelarsi addirittura fatale.
Qualche ora dopo l’intervista mi è tornato alla mente un episodio raccontato da Jim Collins all’interno del suo celebre libro “O meglio o niente”: il paradosso Stockdale (capitolo IV, pagina 94).
Innanzitutto chi è Stockdale e perché ci interessa parlarne in questi giorni di emergenza?
Jim Stockdale era un ammiraglio dell’esercito degli Stati Uniti, anzi era l’ufficiale più alto in grado tra i prigionieri durante la guerra del Vietnam. Per 8 lunghi anni, quest’uomo, è stato detenuto e violentemente torturato, vedendosi negare ogni diritto riconosciuto ai prigionieri di guerra.
Non sapeva “se” e “quando” sarebbe stato liberato. A dire il vero, non sapeva neanche se sarebbe sopravvissuto e se avrebbe mai potuto rivedere la sua famiglia. Eppure, anche in questa difficilissima situazione, si fece carico di guidare i compagni di prigionia per aumentare le loro probabilità di sopravvivenza.
Stabilì, ad esempio, delle regole per aiutare se stesso e gli altri prigionieri ad affrontare la tortura, regole che prevedevano un rilascio graduale di informazioni (nessuno ha la possibilità di resistere alle torture in eterno).
Stockdale creò, anche, un complesso sistema di comunicazione a distanza, all’interno del carcere, per poter comunicare con gli altri prigionieri e alleviare la loro solitudine. Addirittura, arrivò a sfregiarsi il viso, solitamente non interessato dalle torture, per evitare che i vietnamiti potessero fare propaganda sulle presunte buone condizioni di prigionia.
Nel libro Jim Collins riporta il suo incontro con l’ammiraglio Stockdale e la risposta alla domanda circa il segreto della sua sopravvivenza, risposta che cito testualmente:
“Non ho mai perso la mia fiducia su come sarebbe finita. Non ho mai dubitato, non solo che ne sarei uscito vivo, ma anche che alla fine avrei vinto io e avrei trasformato quella esperienza in uno spartiacque della mia vita. Una vita che, se guardo indietro, non vorrei cambiare”.
Incredibile! Che forza d’animo! Che resilienza!
Quello che ha tenuto in vita Stockdale e che l’ha messo nella condizione non soltanto di resistere a questa situazione di estrema difficoltà ma anche di trasformarla in uno spartiacque (in meglio!) della propria vita, è stato un semplice pensiero nella sua testa: l’assoluta fiducia che, nonostante il contesto, avrebbe trovato il modo di venire a capo della situazione che, anzi, sarebbe diventata un suo punto di forza!
Ma non finisce qui la lezione che possiamo imparare da Stockdale.
Collins, va avanti e gli chiede “Chi è che non ce l’ha fatta?”.
La risposta dell’ammiraglio è di quelle che lasciano spiazzati ed interdetti:
“Gli ottimisti!”
L’ottimista era il prigioniero che minimizzava la situazione. Colui che ripetutamente diceva a se stesso e agli altri prigionieri: “Vedrete che ne usciremo entro Natale”. E poi, superato Natale, diceva: “Vedrete che ne usciremo entro Pasqua”. E così via.
Questo tipo di ottimismo, alla lunga, non ha premiato. Queste persone sono state logorate da loro stesso ottimismo man mano che i mesi passavano. Molte, racconta Stockdale, sono morte di infarto.
Questo è il “paradosso”: conservare la fede nella vittoria finale e contemporaneamente guardare in faccia la realtà.
Immagino ti sia ora chiaro perché ho deciso di riportarti questa storia.
Tutti noi stiamo vivendo una situazione di grande difficoltà.
Una situazione che non va minimizzata né affrontata con un ottimismo “di facciata”, perché questo stesso ottimismo potrebbe trasformarsi in un boomerang.
Ecco perché ho parlato di tranello nel titolo di questo articolo!
Se “andrà tutto bene” è l’affermazione di una chiara e convinta fiducia sul fatto che, a prescindere da ciò che può accadere intorno a te, utilizzerai questa esperienza come spartiacque in meglio della tua vita, come occasione per diventare una persona migliore e un imprenditore migliore, allora “andrà tutto bene” va… bene (perdona il gioco di parole!).
Se “andrà tutto bene” è semplicemente una cantilena, un talismano, una fragile superstizione, l’impatto con la realtà può rivelarsi ancora più duro e pericoloso.
Ripeto, questo tipo di ottimismo può rivelarsi fatale in una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo.
Pertanto, dobbiamo essere fiduciosi e rimboccarci le maniche.
Ormai siamo prossimi alla fase di ripartenza (anche se questa parola non ci deve trarre in inganno: ripartire non significa che questa situazione, d’incanto, sparirà e tutto ritornerà come prima!).
Consapevoli che lo scenario è cambiato e che è in continua evoluzione, abbiamo bisogno di nutrire fiducia incondizionata sulla nostra capacità di andare oltre con successo.
Assieme a questo, dobbiamo rimboccarci le maniche che non significa semplicemente “lavorare di più”, mettercela tutta, dobbiamo innanzitutto fare le cose giuste.
Ecco perché ci serve un “piano”.
Nel prosieguo di questo articolo voglio invitarti a fare alcune riflessioni proprio sulla natura di questo “piano”.
Tante volte, nelle mie attività imprenditoriali, mi sono trovato a far fronte a delle difficoltà. In un numero ancora maggiore di casi, mi sono trovato a consigliare e supportare imprenditori circa le modalità con le quali affrontare alcune loro difficoltà nella sfera professionale o in quella personale.
Quello che, in questi casi, sicuramente NON funziona é minimizzare il problema: “dai non ti preoccupare, vedrai che andrà tutto bene”. Non serve e, in alcuni casi, può rivelarsi addirittura dannoso.
Quello che, invece, serve è – purtroppo – poco influenzabile dall’esterno: un nuovo set di pensieri.
Possiamo individuare e iniziare ad implementare insieme tante azioni, ma tu devi avere l’assoluta certezza che sarai in grado di venire fuori dalla tua situazione di difficoltà più forte di prima.
Devi aver fiducia nella vittoria finale, anche se questo vorrà dire cambiare totalmente le carte in tavola.
Attenzione, non sto dicendo che tutte le imprese devono necessariamente andare avanti e trovare il modo di far fronte ad una situazione di crisi eccezionale come quella che stiamo vivendo.
Purtroppo ci sono dei casi nelle quali sarà meglio chiudere l’attività o offrirla al miglior offerente.
Ci sono altri casi nei quali il proprio progetto di impresa potrà andare avanti, ma si dovrà essere disposti ad effettuare importanti cambiamenti, a volte anche molto drastici, rispetto a quello che era il piano originario solo qualche settimana prima.
Jim Collins ha scritto il suo libro molti anni fa e ovviamente, al suo interno, non vi è traccia del coronavirus. Tuttavia il suo libro è estremamente di attualità per tutti noi in questi giorni, poiché racconta e dimostra come:
tutte le aziende che hanno raggiunto livelli di eccellenza nel business sono partite dal riconoscere i problemi che si trovavano ad affrontare, guardarli dritti negli occhi, e con lo stesso realismo valutare possibili opzioni di azione, con la fiducia assoluta nella vittoria finale.
Ovviamente il rigo finale della ricetta prevede azione “intensa” e “tempestiva”.
Quante volte mi hai sentito dire “pensa in grande”, “pensa a lungo termine”, “agisci in fretta” e “agisci con intensità”?
Bene! Ora più che mai questi sono i quattro pilastri dell’atteggiamento indispensabili per ripartire.
Come puoi portare tutto questo nella tua realtà?
Ti serve un piano.
Prima di lavorarci, però, ricorda che possono esserci più modi per venire fuori da questa situazione più forte di prima e la cosa più importante è che tu non perda la fiducia che, in un modo o in un altro, ce la farai.
Come deve essere questo piano?
Ti faccio qualche domanda per metterti nella condizione di individuare le cose più giuste da fare per te.
Considera questo elenco di domande una sorta di “check list”.
1 – Hai già un piano?
Hai un piano che tenga conto di cosa la tua attività debba produrre per te e, al contempo, dello scenario che sta cambiando?
Su questo tema ti consiglio vivamente di leggere questo articolo: “I 5 livelli del profitto”, caposaldo del mio modo di intendere il business.
Se non hai una chiarezza cristallina su cosa deve produrre per te la tua attività, tutto quello che viene dopo rischia di diventare un’inutile perdita di tempo.
Il tuo piano d’impresa deve essere adeguato a questa visione.
È fondamentale che tu abbia un piano: in questo mare così burrascoso, in questa tempesta perfetta, non puoi permetterti di navigare a vista.
2 – Sei totalmente focalizzato e disciplinato nella realizzazione di questo piano?
Avere un piano significa avere chiara una destinazione e sapere quali sono le cose davvero importanti sulle quali vale la pena mettere tempo, energia, attenzione e focus per raggiungerla.
Senza un’azione tempestiva e intensa, ogni giorno, questo piano non si realizzerà da solo.
Questa è la parte iniziale del lavoro che facciamo assieme nel corso della nostra Master Class “Intraprenditori UP!”: partendo dal piano generale, individuiamo le cose importanti sulle quali lavorare nei successivi 90 giorni e iniziamo a farlo assieme.
Se vuoi venire fuori da questa tempesta, devi avere questa chiarezza!
Non puoi semplicemente riprendere a fare (o continuare a fare, se non hai mai interrotto) le cose che facevi prima. Non è una buona strategia. Le cose che hanno funzionato in passato, con grande probabilità, non si riveleranno adeguate ad affrontare il nuovo presente.
3 – Il tuo piano è condiviso?
Immagino la tua contro domanda: “Andrea condiviso con chi?”
Innanzitutto con il tuo team, con i tuoi collaboratori.
A costo di suonare ripetitivo, ribadisco ancora una volta che “fare business è uno sport di squadra” e poco importa se la tua squadra è composta dai tuoi collaboratori più stretti, da famigliari, da partner d’affari o da un “gruppo di pari” (a tal proposito guarda con attenzione questa pagina per scoprire come puoi creare un tuo “comitato di direzione” e perché può rivelarsi tra le decisioni più sagge mai prese).
La condivisione è sempre molto preziosa!
4 – Il tuo piano tiene conto delle disponibilità di cassa future (90/180 giorni)?
Questo è un punto cruciale di cui ti sto parlando spesso in questo periodo.
Per il budget previsionale della liquidità normalmente lavoro su un orizzonte temporale di 90 giorni.
Dal mese scorso, tuttavia, ho allungato la mia previsione di ulteriori 3 mesi, portandola a 6 mesi complessivi, poiché ritengo che in questo momento, più che mai, ci sia bisogno di una vista un po’ più ampia per affrontare questo mare in tempesta.
In ambito liquidità ritengo opportuna una considerazione sul fondo di garanzia che lo Stato ha messo a disposizione per gli imprenditori.
ATTENZIONE! Anche in questo caso è vietato essere stoltamente ottimisti!
Chiedere soldi in prestito va bene solo se hai un piano chiaro attraverso il quale restituirli.
Ripeto: l’obiettivo non è salvare l’impresa a tutti i costi, ma venire fuori da questa situazione più forti di prima. Pertanto valuta tutti gli scenari, persino quello in cui decidi che sia meglio chiudere l’impresa.
Non sto dicendo che devi chiuderla, in molti casi non sarà necessario farlo, ma non precluderti nessuna opzione e, soprattutto, non affidarti ciecamente a salvagenti che possono rivelarsi ancore che ti trascinano in fondo al mare.
Se prendi questi 25.000 euro semplicemente per far fronte ai debiti pregressi o a quelli maturati in queste settimane… come fai a restituirli? Come vai avanti?
Ripeto, ti serve un piano e ti serve avere piena consapevolezza sui flussi di cassa di cui avrai necessità nei prossimi mesi.
5 – Il tuo piano è aggiornato settimanalmente?
Sai bene che il nostro lavoro è impostato sui 90 giorni. Trovo che il trimestre sia il periodo ideale per dare ritmo al tuo business poiché è abbastanza breve da stimolare il tuo senso di urgenza e consentirti di aggiustare la mira, ma è abbastanza lungo da consentirti di ottenere risultati significati.
Il trimestre continua ad essere il metro di pianificazione delle attività anche in periodi di crisi come questo. Tuttavia, in questo momento, devi essere in grado anche di aggiornare il tuo piano con cadenza settimanale.
Lo scenario attorno a noi è mobile, cambia alla velocità della luce e noi dobbiamo tenerne conto. Oggi, più che mai, “più o meno bene, ma veloce” è anni luce meglio di “perfetto, ma lento”.
Oggi nessuno può permettersi lentezza.
In questo periodo, ancora di più, il business ama la velocità.
Devi agire in fretta e devi esse in grado di aggiustare la mira costantemente.
L’atteggiamento è quello di: “Pronti, Fuoco, Mirare!”.
Non perderti in un inutile perfezionismo, attraverso il tuo piano sei già pronto, parti!
Tra una settimana avrai modo di aggiustare la mira.
Se temporeggi troppo prima di fare fuoco rischi che lo scenario cambi e, in questo modo, rischi di sprecare tempo e denaro.
6 – Hai individuato indicatori che ti mettano nella condizione di misurare quello il tuo piano sta producendo?
Mantenendo la metafora della nave in mezzo al mare in tempesta: hai una plancia di controllo?
Hai indicatori che ti aiutano a misurare se stai andando nella direzione giusta, se hai ancora carburante a disposizione, se ci sono falle nello scafo?
Perché se non sai come misurare i tuoi risultati farai ancora più fatica a mantenere la rotta e domare la tempesta.
RIASSUNTO
Siamo all’inizio di una nuova stagione: per l’economia mondiale, sta arrivando l’inverno. Non durerà ancora due o tre settimane, ma abbastanza di più.
Dobbiamo essere consapevoli di questo e allo stesso tempo dobbiamo essere sicuri di riuscire a superare questa stazione e venirne fuori più forti di prima. Magari sarà necessario rivedere il tuo piano d’azione, ma ce la farai se hai fiducia di riuscirci.
La fiducia è rafforzata da un piano chiaro che metta in evidenza le cose importanti sulle quali focalizzarti quotidianamente.
Un piano, condiviso con il tuo team, che tenga conto delle disponibilità di cassa con un anticipo almeno di 3 mesi e che ti aiuti a decidere se è opportuno richiedere i contributi dello stato avendo piena consapevolezza di come restituire questi soldi.
Un piano che sai che dovrai aggiornare settimanalmente e che deve prevedere indicatori di prestazione (i famosi KPI) che ti aiutino a capire se stai tenendo la giusta rotta.
Se questo lavoro sai già come farlo… agisci!
Non puoi permetterti di perdere un minuto in più.
Veloce e “più o meno giusto” è meglio di “lento e perfetto”. Parti ora.
- Se, invece, senti di non avere la sufficiente chiarezza…
- Se senti di essere troppo ancorato alla visione del tuo business che avevi un mese fa, anche se ti rendi conto che potrebbe non essere più adeguata allo scenario attuale…
- Se hai bisogno di riformulare il piano…
- Se hai bisogno di avere strumenti per focalizzarti sulle cose più importanti…
- Se hai bisogno di capire come condividere con il tuo team…
- Se hai bisogno di fare insieme l’analisi dei flussi di cassa…
- Se hai bisogno di capire come aggiustare la mira e come utilizzare gli indicatori…
allora è giunto il momento di richiedere una prima consulenza gratuita.
È gratuita, ma ti chiedo di richiederla solo se hai intenzione di fare questo lavoro e non prenderla semplicemente come qualcosa di cui approfittare perché “gratis”.
Nel momento in cui hai voglia seriamente di rimboccarti le maniche perché sei convinto che questa a crisi possa rivelarsi per te un’opportunità, nel momento in cui sei convinto che verrai fuori da questa situazione più forte di prima (con questa impresa o con una nuova impresa) e senti di aver bisogno di un alleato, io ci sono.
Se hai voglia, mi farebbe piacere leggere il tuo pensiero.
Esprimi nei commenti il tuo punto di vista, anche se divergente con il mio.
Il confronto per me è un’opportunità e un arricchimento, solo attraverso il confronto si cresce.
Più di tutto mi preme nuovamente invitarti ad agire, anzi mi congedo da te con il mio solito augurio/invito:
Pensa in grande, pensa a lungo termine, agisci in fretta, agisci con intensità!
Se vuoi lavorare assieme a me e ad al mio Team sul tuo piano per superare l’emergenza Coronavirus, scopri i dettagli della Master Class Intraprenditori UP e invia la tua candidatura: